La posta
Scrivi a Giovanni Tonzig
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Egregio Professore,
mi chiamo Andrea Cattozzo, sono laureato in fisica ed insegno fisica in un istituto tecnico. Mi permetto di inviarle questa email per ringraziarla di aver scritto dei libri di fisica così per me importanti. Vede, io ho lavorato per circa quindici anni in una azienda e da circa otto anni sono tornato all'insegnamento della fisica (che è sempre stato il mio vero amore..), così ho scoperto e studiato i suoi libri. All'università pensavo di aver compreso abbastanza bene almeno la fisica classica, ma di fatto non avevo compreso che negli studi universitari siamo (almeno io ero..) soprattutto delle macchine divora esami e apprendiamo soprattutto nozioni e abilità a risolvere problemi, ma la comprensione della fisica è un'altra cosa.. appena tornato all'insegnamento ho scoperto e subito acquistato il suo libro "cento errori di fisica", è stata una illuminazione! caspita quante cose davo per scontato senza averle davvero comprese! così mi sono precipitato ad acquistare tutti gli altri suoi libri.. sono fantastici! sicuramente tra i migliori libri di fisica che abbia mai studiato! le dico sinceramente che secondo me ogni insegnante di fisica dovrebbe leggere, anzi no, studiare i suoi libri!
Normalmente non è mio uso scrivere ad un autore per complimentarmi con lui, e sinceramente non pensavo neppure di farlo, ma siccome i suoi libri sono stati per me così importanti mi sembrava semplicemente doveroso ringraziarla e spero di vedere presto in libreria (anche se in libreria purtroppo si vedono poco..) qualche altro suo nuovo libro..
cordialmente,
andrea
(prof. Andrea Cattozzo, 2 agosto 2015) |
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Ciao Giovanni, sono un insegnante di fisica, divulgatore dei tuoi libri, forse ricorderai che ci siamo scambiati in passato qualche mail su vari argomenti... In ogni caso ti saluto, se permetti con l'affetto che si deve a un maestro (solo col tuo libro in mano sono riuscito a convincere molti colleghi su come non si calcola il lavoro delle forza di attrito...)
(prof. Carlo Dalcin, 11 dicembre 2014) |
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Gentile Professor Tonzig, mi presento. Sono Antonio La Gioia, Ingegnere meccanico, già Ricercatore docente presso il Dipartimento di Fisica Tecnica (ora Energetica) della Facoltà d'Ingegneria della Sapienza di Roma. Ho avuto il piacere di leggere alcuni capitoli del Suo libro sulla Meccanica classica. Me ne compiaccio e mi ritengo fortunato di aver incontrato un grande Didatta.
(ing. Antonio La Gioia, 25/8/2014) |
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Buongiorno Prof.Tonzig, non so se si ricorda di me, sono Antonio Nappa, un suo alunno durante il corso MiniMat di Unimi ero iscritto a informatica nel lontano AA 2004/2005. Al momento sono in visita all'Università di Berkeley in California cercando di concludere il Dottorato in informatica che sto svolgendo a Madrid presso il Politecnico. La notte scorsa mi è venuto in mente che frequentavo il MiniMat e che c'era Lei molto paziente che ci aiutava a colmare le lacune. Volevo semplicemente dirle che la ricordo con affetto e che se sono qui è anche merito suo.
Un saluto
(Antonio Nappa, agosto 2014) |
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Per quanto possa valere, le rinnovo tutta mia stima; sono persone come lei che salvano la nostra scuola. È che siete eccezioni, purtroppo.
(Eugenio Morassi, luglio 2014) |
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Egregio prof. Tonzig, davvero grazie, toto corde, per i suoi libri, un capolavoro di chiarezza chiarificatrice! E non lo dico per prammatica, ma quale giusto e doveroso riconoscimento per il suo eccellente lavoro. Un carissimo saluto, Elias. P.S. Ha letto i due volumi di "Fisica ad uso dei licei" di Enrico Fermi ? Qualche svista anche lì???
(Elias Sella, 23 luglio 2014) |
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La ringrazio per il supporto e ne approfitto per complimentarmi dei due suoi libri, che ho trovato estremamente ben fatti.
(Leslie Fink, 29 luglio 2013) |
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Ho dato uno sguardo a tue mezze frasi (Semplicemente Fisica) e le ho trovate deliziose. Se non leggerò d'un fiato il tuo libricino è solo perché sei in coda ad altre nobilissime letture che devono attendere una mia più distesa disponibilità di tempo. Ti ringrazio molto per il dono dei tuoi due libri. Imparerò ancora, da te.
(prof. Luigi Quartapelle, Politecnico di Milano, 16 aprile 2013) |
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Sono un suo studente del corso di Fisica, del corso di Laurea in Ingegneria Informatica on line del Politecnico di Milano.
Ho fortunatamente sostenuto con esito positivo l'esame dell'11/02/2013 e ritenevo doveroso scriverle due righe di ringraziamento.
La ringrazio per aver deciso di effettuare l'esame nonostante le condizioni meteo, per me avrebbe significato un problema logistico spostarlo in un'altra data. Ma vorrei ringraziarla anche perchè credo che sia doveroso farlo quando si incontra un professore disponibile, attento alle richieste e con una passione verso quello che insegna veramente coinvolgente. Non si è sempre così fortunati e quando lo si è penso sia giusto riconoscerlo.
Ho trovato le sessioni live sempre molto interessanti e molto stimolanti, le ho ascoltate più di una volta.
Mi dispiace non aver potuto partecipare sempre direttamente (poche volte per la verità), ma l'orario per me (le 19:00), non è particolarmente favorevole. Penso che mi sarebbe piaciuto molto seguire delle sue lezioni dal vivo, con la classica lavagna.
Io frequentai una decina di anni fa i corsi in presenza di Fisica 1 e Fisica 2, ho un ricordo vago ma non positivo dei testi, invece ho trovato i suoi chiari e completi, e mi sento di ringraziarla anche per questo.
Spero di non averla annoiata troppo, ma come le scrivevo più sopra, quando sento di aver ricevuto tanto da un professore, ritengo che sia doveroso almeno ringraziare.
(Gianni De Gese, 8 febbraio 2012) |
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Ciao Giovanni, come stai? Volevo comunicarti che ho ricevuto lo Young Physicist Prize 2011 della European Physical Society. Per carità, non mi metto a fare le capriole, però fa sempre piacere un certo riconoscimento, e poi lo Young certifica... che sono ancora giovane! Non posso non dedicare anche a te questo premio, un po' come la tesi di laurea anni fa: non avrei certo preso questa strada se tu non mi avessi messo il "tarlo" della fisica! Recentemente uno studente di liceo mi ha chiesto consigli su come prepararsi all'esame di ammissione alla Scuola Normale: gli ho consigliato i tuoi "100 errori". Non potrà che fargli bene!
(Paolo Creminelli, 27 luglio 2011) |
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Caro Professore, acquistai tempo fa i Suoi libri "la fisica del calore" e "fondamenti di meccanica classica" ...semplicemente straordinari. Sono uno studente in ingegneria, sono iscritto alla facoltà di ingegneria Federico II di Napoli. Sono stato indirizzato al Suo libro di Meccanica classica da un collega dell'università (gli altri libri sul calore e cento errori di fisica li ho comperati di conseguenza dopo aver acquistato meccanica classica). Ho apprezzato molto il Suo testo (non solo io ma anche i colleghi con cui ho studiato) nella preparazione dell'esame di meccanica razionale (per quanto riguarda il mio corso di studi il Suo testo lo collocherei a metà strada tra fisica 1 e meccanica razionale). Al mio prof. piaceva molto un linguaggio squisitamente analitico e si perdeva in formalismi eccessivamente analitici perdendo di vista il senso fisico del problema. Nel suo libro invece la fisica è spiegata in modo chiaro e i modelli matematici che ne vengono fuori sono sempre supportati da un algoritmo logico impeccabile. La ringrazio e la saluto.
(Gianfranco Vellucci, 14 maggio 2010) |
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Egregio prof. Tonzig, ho da poco comprato i Suoi testi di Meccanica e Termodinamica pubblicati a novembre: dire che La ringrazio infinitamente di averli scritti, è poco. Finalmente testi chiari, schematici, curati nei minimi particolari, contenenti tante spiegazioni che i testi attuali di Fisica non riportano (siano maledetti!) e con la risposta ai dubbi più frequenti che si hanno durante lo studio della materia (li avessi avuti quando svariati anni fa preparavo l’esame di Fisica I all’università…). Ho scoperto, dal momento che sto studiando nei miei ritagli di tempo quello di Meccanica e dopo averne trattato i primi due capitoli, che alcune nozioni da me ritenute acquisite, invece non lo erano per niente. Figuriamoci quando avrò terminato questi Suoi testi quante cose avrò realmente acquisito grazie a Lei dopo anni di buio.
(Maurizio Pizzorusso, ingegnere chimico, 2 gennaio 2008)
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Carissimo Giovanni, so che è sempre più difficile
trasmettere entusiasmo ma per il Fermi l'esperienza C.P.F. è
senz'altro stata particolarmente significativa per i tanti che l'hanno
saputa apprezzare (molti la rimpiangono). Resta comunque un bellissimo
ricordo nel quale, per me, prevale la gratitudine sul rimpianto. Ti
auguro di trovare nuove idee perché i giovani possano ancora
beneficiare della tua estrema competenza e farsi contagiare dal tuo
entusiasmo.
(prof. Eddy Ostinelli, 15 aprile 2006) |
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Aspetto con ansia ulteriori notizie sulla pubblicazione dei tuoi
libri. Il "100 errori di Fisica" secondo me meriterebbe
di permeare qualunque ambito in cui si parla di Fisica. Non so se
ti dissi che, avendolo prestato ad una mia collega, molto brava, che
tiene il corso di Fisica per chimici, mi ringraziò con grande
entusiasmo, e mi disse che quel libro aveva completamente sconvolto
la sua visione di come vada insegnata la Fisica. Per l'altra tua opera
fondamentale aspettiamo con fiducia.
(Guido Pegna, Dip. di Fisica, Univ. di Cagliari, 28 ottobre 2005)
A beneficio del visitatore del sito: l'altra opera, che Pegna scherzosamente definisce "fondamentale", è il libro di narrativa "L'intimo intreccio", uscito nel 2007. Pegna ne aveva letti in anteprima alcuni capitoli. |
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Egr. prof. Tonzig,
con mia grande soddisfazione mentre navigavo in internet sono
approdato al suo sito web così che da suo vecchio lettore
(acquistai il suo libro "cento errori di fisica" anni
fa quando ero ancora studente di ingegneria al politecnico di Milano
su indicazione del mio professore di fisica 1, Luigi Quartapelle)
ho pensato di scriverle. Anzitutto voglio rivolgerle i miei, ancorché
tardivi, complimenti circa il suo esilarante ed utilissimo libro
che per me è diventato un vero e proprio "cult-book".
Infatti, oltre ad aprirmi gli occhi (a svegliarmi dal sonno dogmatico
oserei dire) e a sviluppare in me un atteggiamento scettico anche
nei confronti dei manuali universitari (e Dio solo sa nel tempo
quante castronerie vi ho individuato), col suo ausilio sono sempre
riuscito a far ricredere quei "parrucconi" che a guisa
di auctoritas credono di essere i soli depositari della verità
e che invece spesso non sanno neanche di cosa parlano...... Solo
una volta ricordo di aver fallito, ma era proprio un caso disperato,
talmente disperato che neppure nel suo cento errori poteva trovar
spazio una tale idiozia. Un mio collega di lavoro, uno stimato ingegnere
di una certa età laureatosi con 110 all'università
di Napoli, affermava categoricamente che corpi di foggia perfettamente
eguale ma di diverso peso, lasciati cadere in aria, non nel vuoto,
dalla medesima altezza con eguali velocità iniziali, raggiungessero
il suolo esattamente allo stesso istante. Alle mie rimostranze così
rispondeva: "guardi glielo dico con affetto paterno (sic) non
vada in giro ad affermare queste cose, taccia, farebbe la figura
di una massaia e ciò non sarebbe certo un buon viatico per
la sua carriera". Ecco costui è stato l'unico che non
son riuscito a convincere neppure "equazioni alla mano".
Quando cercai di spiegarglielo la sua risposta infatti fu: "ma
chi lo dice? Lo afferma lei che non è certo un docente, dovrei
credere a lei o a ciò che mi hanno insegnato all'università?".
Non ho più ovviamente insistito.
(dott. ing. Roberto Mazzoni, 11 novembre 2004) |
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Caro prof, non la conosco e lei non conosce me, ma voglio raccontarle la storiella
di uno studente universitario di fisica un poco demotivato che ormai quasi una decina
di anni fa si imbatte per caso nel suo libro cento errori... la mia storia.
Una folgorazione. Soprattutto il capitolo sul lavoro mi ha aperto gli occhi
sulla necessità di capire fino in fondo ogni cosa e che ogni pezzetto di sapere
scientifico può essere e deve essere compreso fino nei dettagli più
minuti.
La cosa che mi sconcertò più di ogni altra è che all'epoca
avevo già superato gli esami di fisica generale: scoprire in me delle incomprensioni
della materia così basilari mi lasciò perplesso. Mi sono chiesto -
e mi chiedo tuttora - ma fin dove si può arrivare con gli studi , con la
carriera, senza capire? Ci sono limiti al processo del memorizza, acquisisci la
tecnica di risoluzione e ripeti? Probabilmente no...
Se non avessi letto il suo meraviglioso Cento errori mi sarei laureato senza uno
stimolo in più: quello della inflessibilità ed intransigenza di fronte a
ciò che non si è veramente capito... Un fatto che mi è costato,
certo, il ritardo nella preparazione di qualche esame ma... ne è valsa la
pena!
Ho lavorato nel mondo della ricerca per diversi anni, da allora. Ho conseguito il
dottorato e pubblicato su molte riviste internazionali.
E non ho mai smesso di rileggere, ogni tanto, i suoi cento errori, ancora freschi
e divertenti come allora.
E quando, tre anni fa, è uscito il concorso a cattedre per le scuole superiori,
beh, non so, ma la costola verde del suo librettino mi ha fatto l'occhiolino dalla
libreria come a dire: e dai provaci, fallo....
Come è andata? Bè, sarebbe lungo da spiegare ed ho poco tempo ora
perché devo finire la correzione dei compiti in classe...
La saluto con gratitudine.
(Prof. Francesco Poli, 17 settembre 2003) |
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Caro Professore,
per caso sono entrato nel tuo sito e sono rimasto immobile davanti alla fotografia
che ti ritrae immerso in chissà quali pensieri, esattamente come ti ricordo. Quindici
anni dalla mia maturità... lo avresti detto che sono già passati quindici anni?
E' talmente tanto tempo che mi sono preso la libertà di "darti del tu",
all'inglese. Ho pensato di scriverti, sperando di fare cosa gradita nell'esprimerti
tutto il mio affetto, riconoscenza per i tuoi insegnamenti ed ammirazione per il
continuo impegno. Non voglio tediarti con la mia storia. Se sei curioso troverai
i riferimenti nella "firma". Sono sempre di corsa, di fretta, ma mi piacerebbe
vederti di persona. Se hai ancora occasione di passare al Politecnico non esitare
a chiamarmi. Affettuosi saluti.
(Attilio Frangi - Ph.D., Department of Structural Engineering, Politecnico di Milano
- Department of Mechanics, Ecole Polytechnique, Paris,
2 aprile 2003) |
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Coltivo una sincera (e profonda) passione per la matematica e per la fisica, forse
alla Sua scuola pre/durante/post liceo avrei imparato qualcosa di più sostanziale
in fisica (per un sabato mattina intero ho "perquisito" il Suo www site,
invece di studiare ... e ne sono rimasto affascinato).
(Raffaele Andreace, 14 dicembre 2002) |
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Ho trovato un riferimento al suo libro "Cento Errori di Fisica" in un articolo di
un suo studente (Gabriele Varieschi, http://xxx.lanl.gov/physics/0210033). Colto
da notevole interesse per questo libro (visto che non ce n'e' uno simile negli Stati
Uniti) ne ho consultato gli estratti dalla sua pagina web, (ho anche provato a ordinare
il libro via web, senza trovarlo) e per questo le scrivo questa lettera.
Io non insegno fisica, ma ne sono un umile e assiduo studente nel mio tempo libero.
Dopo la laurea in ingegneria meccanica a Padova nel 1987, sono venuto negli Stati
Uniti per studi superiori (dottorato in ing. aerospaziale). Da parecchi anni lavoro
al Jet Propulsion Laboratory di Caltech per la NASA, e da un po' sto cercando di
stendere delle note tecniche che precisano concetti quali "centro di massa", "centro
di gravità", e altri. Alcune di queste note hanno fatto parte di un corso (a
livello graduate) di meccanica di veicoli spaziali che ho insegnato qui al JPL due
anni fa.
Le sembrerà strano quanto le dico, ma anche alla NASA ci sono tantissimi preconcetti
e assunzioni del tutto incorrette su concetti di base riguardanti anche soltanto
la meccanica classica. Col risultato che nelle applicazioni reali ciò che
ne viene fuori e' qualche volta incorretto. Per esempio (uno fra molti), i
parametri di Eulero si usano molto in dinamica di assetto di satelliti, ma quasi
tutti assumono che sono i parametri a definire il campo di rotazione (il che e'
falso, in quanto i parametri non hanno a che fare con la fisica di rotazione). Invece
e' il tensore vero e proprio di rotazione a definire fisicamente la dinamica e che,
come il tensore di inerzia, e' dotato sia di una base che di componenti (cosa anche
questa molto volentieri dimenticata o addirittura non capita).
D'altra parte, nella mia opinione, il paragone tra come si apprende la fisica in
Italia (basi concettuali molto solide, ma capacità limitate nell'affrontare problemi
reali) e negli Stati Uniti (basi concettuali minime, capacità massima di risolvere
problemi, magari anche nel modo sbagliato) mi spinge ad apprezzare la tradizione
italiana sempre di più.
Potrebbe indicarmi una maniera di ottenere una copia del suo libro?
(Dr. Marco Quadrelli, Senior Engineer, Autonomy and Control Section, Analysis Group
- Jet Propulsion Laboratory California Institute of Technology, 22 ottobre 2002) |
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L'anno universitario che sta per finire è trascorso bene. Sono stato molto
contento dei professori, anche se nel complesso l'impressione è un po' quella
di una corsa affannosa tra corsi, compitini, appelli, esercitazioni, lingue... in
una preoccupazione generale più tesa allo slalom delle difficoltà che a una
piena comprensione delle idee. Il corso di fisica in specifico è senza dubbio
un bel corso, con una brava docente, anche se mi è sorto più di una
volta il dubbio che molte cose dette fossero dette più "con i modi del
libro" che con i modi di chi è padrone di quello che dice... Per quanto
riguarda il suo eserciziario, devo rilevare che nel corso di fisica la richiesta
è tendenzialmente diversa dal "punto forte" dell'eserciziario.
Quello che il corso richiede è al novanta per cento una capacità di fare
conti, soprattutto svolgere integrali, per situazioni che dal punto di vista della
fisica sono spesso abbastanza banali. Problemi tipici di esame sono per esempio
calcoli particolari di momenti di inerzia, piuttosto che combinazioni di piani inclinati,
molle ecc. dove i calcoli sono la parte centrale. Il suo testo è invece centrato
sull'analisi di situazioni fisiche, allo scopo di "mettere sotto critica"
la comprensione della materia.
Questo non significa che l'eserciziario non serva... anzi, penso che proprio perché
"diverso" insegni molto di più di un classico eserciziario.
(studente del primo anno del corso di laurea in Fisica, 28 maggio 2002)
Come vi ho sempre ripetuto: ci sono molti diversi di fare bene una stessa cosa...
la diversità delle impostazioni didattiche non è un problema da risolvere,
ma un patrimonio da salvaguardare. Magari per lo studente non è comodissimo...
ma alla fine i conti tornano! |
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Devo dire che Lei mi ha sempre insegnato a pensare e a valutare la situazione con
la mia testa, mai ad imparare semplicemente formule. Questo è stato un grande
valore che ancora porto con me.
(ing. Luca Concone, maturità 1984, 12 maggio 2002) |
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Sono capitato per caso sul tuo sito, e mi sono fermato a sfogliarne le pagine, un
po' rapito e un po' commosso, ritrovando, tanto nelle tue spiegazioni degli "errori
dei testi di fisica" quanto nei tuoi commenti sull'insegnamento della stessa,
i toni e i modi che tanto avevo apprezzato nel mio professore di fisica al liceo.
Devo riconoscere oggi che il tuo insegnamento e' stato per me prezioso, non soltanto
negli anni di studio al Politecnico (e questo già te lo avevo detto), ma anche oggi
che sono io a spiegare ai miei studenti la meccanica dei fluidi. Spero di riuscire
a far apprezzare anche a loro (o almeno a quelli di loro che lo meritano) la materia
che insegno, come tu sei riuscito a farlo con la fisica.
(prof. Stefano Sibilla, Università di Pavia, 25 gennaio 2002)
Quando certi riconoscimenti arrivano da persone di valore, fanno ancora più piacere. E consolano (in parte) delle inevitabili delusioni e incomprensioni... Pensa per esempio che, rispondendo al sondaggio sull'insegnamento preuniversitario della Fisica moderna, una imprudente e molto sgarbata prof del Politecnico di Milano (che non conosco, e spero non mi tocchi conoscere in futuro) mi ha scritto: "l'idea, che lei esprime, che la fisica non debba essere imparata in laboratorio mi sembra pazzesca, poiché si tratta di una scienza sperimentale che descrive fenomeni naturali. Quindi sono decisamente scettica sull'insegnamento che LEI dà nella sua scuola, visti i principi enunciati nel sito Web". Poverina, vero? Non ha capito niente di quanto ho scritto, i cinque o sei schemi che ha nella testolina non le permettono evidentemente di più. Chissà come resterebbe, la sventatella, se sapesse che di riconoscimenti come il tuo ne ho ricevuti, soprattutto dai più bravi e affermati dei miei ex alunni, a centinaia, e che non una sola volta (pensa, non una sola volta) è successo che qualcuno di loro abbia invece espresso qualche sia pur velata riserva... Naturalmente, la domanda è: ma che ci fa una così al Politecnico di Milano?
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Penso peraltro che il principale problema sia quello di trovare, da parte degli
studenti (volonterosi), il tempo; come ti sarà capitato di notare, infatti, nell'infernale
metodologia didattica messa in piedi dal nostro senato accademico (e non solo),
gli studenti sono costretti a un forsennato (e in generale senza speranza) turbinio
di attività atte soprattutto a farli transire per successivi stati di non-apprendimento,
e sempre senza l'opportunità di potersi rendere conto del cosa, o del perché,
o del come non abbiano appreso.
(dal Politecnico di Milano, 17 dicembre 2001) |
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Il mio scetticismo è soprattutto sulla didattica: secondo me stiamo cercando
di decidere non chi sa e chi non sa, ma quanti dobbiamo promuoverne e quanti no:
decidiamo il 70% dei promossi? Bene, allora basta chiedere la seconda legge di Newton,
la terza no perché altrimenti ottieni il 30%... e così via... Sai
comunque come la penso su questo strazio di università degli ultimi anni: figurati
che durante la prova in itinere di giovedì sono venuti a farmi delle domande
così assurde... non capivano neanche l'italiano, non riuscivano a leggere
i testi! Ti rendi conto? Sono davvero molto, molto deluso. I bravi allievi che avevamo
ogni tanto qualche anno fa non ci sono più, e anche insegnare a gente che
dimostra un totale disinteresse è davvero deprimente.
(dal Politecnico di Milano, 26 novembre 2001) |
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I got your book, and I am delighted. Until now I arrived at the error nr. 43, and
I shall go on, every day. Probably you had a lot of feedback up to now, so I don't
tell you anything new. But let me tell it anyway. Reading chapter by chapter the
most challenging thing is to see from the citation at the beginning of each of the
chapters, where is the error. Sometimes it is evident, and sometimes not so much.
And often one is thinking: my god, are physics books really that bad?
(Prof. Dr. Friedrich Herrmann, Abteilung fuer Didaktik der Physik, Universitaet,
76128 Karlsruhe, Germany, 27 novembre 2001)
I must write you once more in order to tell you my delight, when I was going on
with the lecture yesterday evening: I arrived at the chapters about work and energy.
I have to retract what I had said in my previous mail: some of the awkwardnesses
that you discovered are also the subject of some of our "Altlasten".
So one of my stories is about "Pure energy"... Another one which both
of us have brought up is the concept of "energy form" and the horrible
proliferation of these forms. (I have another article in which I present more than
40 different forces, all of them found in school books.)
(Prof. Dr. Friedrich Herrmann, 2 dicembre 2001) |
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Mi sto bevendo il tuo libro degli errori alla sera, come se fosse un bicchierino
di limoncello... sarò curiosa, ma avrei tanto gradito sapere a quali testi
fai riferimento. Lo so, si dice il peccato, ma non il peccatore, però...
(Prof. Silvia Marini Scotti, liceo classico Berchet, Milano, 22 novembre 2001)
Trovo estremamente gratificante che tu possa considerare la lettura serale del mio
librino alla stregua di un bicchierino di limoncello... Di complimenti, negli anni,
ne ho ricevuti: ma, tenuto conto di cosa può rappresentare nella vita un
sorso di limoncello, questo è probabilmente quello che più mi ha fatto
piacere! Una volta mi ha scritto Federico Enriques (Zanichelli), e, dopo parole
simpatiche varie, mi ha chiesto: "ma la lista dei colpevoli esiste o è
depositata in qualche banca svizzera?". Esiste, naturalmente, e te la farò
avere. Ti dirò di più: sto meditando di esporla al pubblico nel sito
assieme al racconto di qualche istruttivo retroscena... forse a questo punto si
può fare. Vedremo. |
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Molte delle spiegazioni riportate nel tuo libro [100 errori di Fisica] sono nello
stesso tempo rigorose, inaspettate e più semplici di quelle degli "errori"
da cui partono. Io credo che debbano essere considerate delle vere "invenzioni".
E non è questo lo scopo di ciò che facciamo?
(Prof. Guido Pegna, docente di Fisica dei dispositivi elettronici, Università di
Cagliari, 12 novembre 2001)
Ti sono molto grato, quello che hai detto mi sembra straordinario. Non ci avevo mai
pensato, nessuno ancora mi aveva detto niente di simile, ma... hai assolutamente
ragione: la didattica dovrebbe, deve essere una continua invenzione. Ti sono anche
grato per l'accenno alla semplicità delle spiegazioni. Rigore e semplicità: che
difficile, affascinante programma di lavoro per il docente! Quando penso che qualche
nostro collega si lamenta di "dover sempre ripetere le stesse cose", e
si annoia... |
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