Giovanni Tonzig

Cento errori di Fisica pronti per l'uso

100 Errori di Fisica

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Dalla stampa - I commenti degli esperti

Carlo Bernardini (La Repubblica): "L'opera è meritoria. In questo paese denso di incompetenti imbonitori un po' di rigore fa bene".
Romano Nasi (La Fisica nella Scuola): "Il libro di Tonzig è una provocazione intelligente".
Paolo Mirone (La Chimica nella Scuola): "Analisi rigorosa condotta con mano lieve e con vivo senso dell'umorismo".
Francesco Anfossi (L'Avvenire): "Lo stile è chiaro, semplice, brillante".
Marzio Cassandro (Sapere): "Gli esempi sono scelti e analizzati con molta intelligenza e arguzia".
Michele Costato (La Fisica nella Scuola): "Non posso nascondere il mio entusiasmo per un libro che si propone come un 'librino' ed è invece un bellissimo testo".
Gianpaolo Dossena (La Repubblica): "Il libro inaugura un nuovo genere letterario: la satira scientifica".

Dalla corrispondenza - Altri commenti

Finalmente: della fisica rigorosa e al contempo chiara e semplice. Congratulazioni a nome mio e di miei colleghi del dipartimento. Quanto c’è da imparare attraverso gli errori altrui e propri. Il suo libro esprime concetti esposti con una chiarezza che riflette un encomiabile approfondimento. Se poi aggiungiamo un garbato sense of humor che stempera l’aulicità del rigore, non rimane che compiacersene e gustare i numerosi e preziosi insegnamenti contenuti nel suo volumetto solo apparentemente a profilo non impegnato.
Caro amico, mi auguro che l’indubbio successo che avrà questo suo testo la sproni a scriverne altri (almeno e comunque) di fisica classica (completi di esercizi risolti e commentati) che possano continuare a riflettere le doti che lei ha esibito: il rigore di concetti ben esposti, unitamente alla chiarezza e semplicità, senza mai dimenticare il punto di vista dello studente.
(prof. Michele Costato, università di Modena, 11 novembre 1991)

Ho letto con mia moglie (già docente di Fisica nei licei) il tuo libro sugli errori dell'insegnamento della fisica: ci siamo divertiti moltissimo. Complimenti, hai un modo di scrivere estremamente chiaro e coinvolgente.
(prof. Giulio Ballio, rettore emerito del Politecnico di Milano, 29 settembre 2018)

I got your book, and I am delighted. Until now I arrived at the error nr. 43, and I shall go on, every day. Probably you had a lot of feed-back up to now, so I don't tell you anything new. But let me tell it anyway. Reading chapter by chapter the most challenging thing is to see from the citation at the beginning of each of the chapters, where is the error. Sometimes it is evident, and sometimes not so much. And often one is thinking: my God, are physics books really that bad?
(Prof. Dr. Friedrich Herrmann, Abteilung fuer Didaktik der Physik, Universitaet, 76128 Karlsruhe, Germany, 27 novembre 2001)

I must write you once more in order to tell you my delight, when I was going on with the lecture yesterday evening: I arrived at the chapters about work and energy. I have to retract what I had said in my previous mail: some of the awkwardnesses that you discovered are also the subject of some of our “Altlasten”. So one of my stories is about &lduo;Pure energy”... Another one which both of us have brought up is the concept of “energy form” and the horrible proliferation of these forms. (I have another article in which I present more than 40 different forces, all of them found in school books.)
(Prof. Dr. Friedrich Herrmann, Abteilung fuer Didaktik der Physik, Universitaet, 76128 Karlsruhe, Germany, 27 novembre 2001)

Molte delle spiegazioni riportate nel tuo libro sono nello stesso tempo rigorose, inaspettate e più semplici di quelle degli “errori” da cui partono. Io credo che debbano essere considerate delle vere  “invenzioni”. Il «100 errori di fisica» secondo me meriterebbe di permeare qualunque ambito in cui si parla di fisica. Non so se ti dissi che, avendolo prestato a una mia collega molto brava che tiene il corso di fisica per chimici, mi ringraziò con grande entusiasmo, e mi disse che quel libro aveva completamente sconvolto la sua visione di come vada insegnata la fisica. 
(Guido Pegna, Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari, 27 ottobre 2005)

Con mia grande soddisfazione mentre navigavo in Internet sono approdato al suo sito web così che da suo vecchio lettore (acquistai il suo libro “Cento errori di fisica” anni fa quando ero ancora studente di ingegneria al Politecnico di Milano su indicazione del mio professore di fisica 1, Luigi Quartapelle) ho pensato di scriverle. Anzitutto voglio rivolgerle i miei, ancorché tardivi, complimenti circa il suo esilarante ed utilissimo libro che per me è diventato un vero e proprio “cult-book”.
(Dott. ing. Roberto Mazzoni, 11 novembre 2004)

Caro prof, non la conosco e lei non conosce me, ma voglio raccontarle la storiella di uno studente universi­tario di fisica un poco demotivato che ormai quasi una decina di anni fa si imbatte per caso nel suo libro Cento errori... la mia storia.
Una folgorazione. Soprattutto il capitolo sul lavoro mi ha aperto gli occhi sulla necessità di capire fino in fondo ogni cosa e che ogni pezzetto di sapere scientifico può essere e deve essere compreso fino nei dettagli più minuti. La cosa che mi sconcertò più di ogni altra è che all'epoca avevo già superato gli esami di fisica generale: scoprire in me delle incomprensioni della materia così basilari mi lasciò perplesso. Mi sono chiesto - e mi chiedo tuttora - ma fin dove si può arrivare con gli studi , con la carriera, senza capire? Ci sono limiti al processo del memorizza, acquisisci la tecnica di risoluzione e ripeti? Probabilmente no... Se non avessi letto il suo meraviglioso “Cento errori” mi sarei laureato senza uno stimolo in più: quello della inflessibilità ed intransigenza di fronte a ciò che non si è veramente capito... Un fatto che mi è costato, certo, il ritardo nella preparazione di qualche esame ma... ne è valsa la pena! Ho lavorato nel mondo della ricerca per diversi anni, da allora. Ho conseguito il dottorato e pubblicato su molte riviste internazionali. E non ho mai smesso di rileggere, ogni tanto, i suoi Cento errori, ancora freschi e divertenti come allora. 
(Prof. Francesco Poli, 17 settembre 2003)

Via col vento

Ai miei alunni facevo da sempre notare come nei testi scolastici (quelli di Fisica, intendo, gli altri invece... chissà!) si trovano a volte errori grossolani. Erano citazioni molto istruttive, didatticamente molto efficaci, anche perché colpivano a livello emotivo, di curiosità: soprattutto, i ragazzi imparavano a non porsi in modo passivo davanti al libro o al docente. Da tempo premevano perché rendessi il tutto di pubblico dominio in un libro (che loro chiamavano “lo sciocchezzaio”). 
Esitai a lungo, trovai tutte le scuse, rimandai il più possibile. Un giorno, improvvisamente, mi sentii pronto: nel pomeriggio del 13 dicembre del 1989 scrissi di getto i primi cinque capitoletti. Rilessi, ebbi la sensazione di aver fatto un buon lavoro, tutto soddisfatto portai i fogli a mia moglie per riceverne il plauso: mia moglie, dopo aver dato una rapida occhiata, disse solo che le sembravano discorsi un po’ noiosi, poi ritornò alle sue faccende. Non era esattamente quello che mi aspettavo, ben presto però mi convinsi che aveva ragione: il libro doveva avere prima di tutto il carattere della leggibilità, doveva piacere anche indipendentemente dai suoi contenuti tecnici.
Da quel momento scrissi sempre cercando, per quanto possibile, di stare leggero, di divertirmi, e di far divertire i miei futuri lettori (a cominciare dai titoli dei capitoli: Equilibrio stabile, anzi precario... Che effetto fa una coppia... Il baricentro e la gallina... La caffettiera a convezione... Ditelo con un bastone... Via col vento...). Da quel che so (recensioni, lettere), è un aspetto che i lettori hanno apprezzato.